venerdì 10 maggio 2013

L'ipocrisia del trapasso

Come diventano tutti degli eroi di fronte ai morti, a prescindere che i deceduti siano amici o meno.
Sono tutti pronti a redarguire il peccato e non il peccatore, tutti pronti a dire "la droga fa male!" di fronte ad un morto per overdose d'eroina. Falsità ed incoerenza ai limiti del sopportabile.
Alla notizia della morte per overdose di una persona (cara o meno, oramai è di moda piangere i morti anche quando gli si avrebbe sputato volentieri in faccia, da vivi) tutti a dire "maledetta eroina, che schifo, non bisogna drogarsi!" ma mai una volta che si trovi una persona ragionevole e coerente che dica "Coccobello, potevi non drogarti se ci tenevi alla pelle!" E invece dilagano il buonismo e l'ipocrisia, a ripetere le solite lagnose litanie in memoria del defunto di cui fino al giorno prima si raccontavano ed inventavano scabrosi e "immorali" aneddoti per darne una brutta impressione a qualunque interlocutore. Ma da morti siamo tutti buonissimi, bellissimi e purissimi (neanche fossimo l'acqua Levissima); a tutti mancherà il nostro sorriso quando rodevano di rabbia ed invidia quando capitava un episodio in grado di far sfuggire un sorriso al futuro de cuius, e quando gioivano dei nostri insuccessi per trarne spunto per i pettegolezzi da raccontare a comare e paesani; a tutti mancherà la nostra voglia di vivere, quando della nostra esistenza non gliene importava poco o niente; a tutti mancherà la nostra presenza nella quotidianità, ma di questa presenza o non si ha alcun ricordo o si ricercava ogni escamotage per evitarla.
Mai nessuno che dica che ha sbagliato, mai nessuno che dica che non è questo il modo di preservare la propria esistenza.
Vorrei tanto che qualcuno, qualora morissi per overdose, sulla mia bara declamasse le seguenti parole:
"Hai voluto la bicicletta? Ed ora insegna agli angeli come pedalare."

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