domenica 11 agosto 2013

Vana fidei spes.

"La vana speranza della fede", così ho scelto di intitolare l'intervento odierno; come ogni mia riflessione che pubblico su questo muro da imbrattare di parole e pensieri, l'idea sorge da un osservazione su ciò che la vita presenta ogni giorno ai miei occhi ed al mio intelletto.
Mi lascia sempre stupito constatare quanto il Cristianesimo sia radicato in molte culture e linee di pensiero perse nei secoli che ancora splendono sotto il sole. E ciò mi spinge ad affrontare un argomento che da molti può considerarsi spinoso, soggettivo e miscredente, ma giammai un ragionamento od una riflessione potrà mai essere bollata d'infamia in questa maniera, qualunque sia l'argomento, purché la logica sia il fondamento di questo edificio razionale.
Sono sempre stato amante delle "Sacre" Scritture, che possiedono un innegabile fascino per il contesto in cui sono inserito, per i loro protagonisti e per le vicende ivi narrate, e sarebbe sciocco negare che anche da esse siano estrapolabili stili di vita retti e volti al buon (soprav)vivere nel mondo. Ma come dice il nome stesso, sono Scritture (non è la sede idonea per discutere della loro sacralità, termine-chiave per ogni cosa inerente al Cristianesimo, neanche fosse un marchio di fabbrica), racconti tramandati e poi raccolti in questi βιβλία, dunque concepiti dall'intelletto umano che possiede la magnifica capacità di poter concepire una quantità pressoché infinita di concetti, idee e nozioni. E perché non inventarsi un mondo ove tutto il Creato si ritrova sottomesso ad un'altra divinità, spodestando l'ordo naturalis e facendolo usurpare da questa nuova e "benevola" divinità? Idea audace, innovativa quanto volete, ma fin troppo bonista, illusoria e soprattutto contraria alla nostra natura!
Di tutte le correnti che sono affiorate dall'alba dei tempi, quella religiosa possiede la malefica caratteristica di assoggettare le menti dei suoi fedeli, arrivando anche a dettare leggi su come bisogna comportarsi per essere buoni fedeli (vedasi i Dieci Comandamenti); perché l'uomo, creato libero e superiore a tutti gli altri esseri, deve ridursi ad agnello e sostituire la propria libertà con l'assoggettamento ad una "fede"? Perché deve rinunciare alla possibilità di disporre liberamente della propria esistenza facendo decidere ad altri uomini come egli debba vivere? Perché l'uomo non dovrebbe desiderare la donna d'altri, se i suoi Sensi subito trasalgono alla vista di una donna che, per formalità quali matrimonio o fidanzamento, "apparterrebbe" ad altro uomo? Perché l'uomo non dovrebbe uccidere un altro uomo, se quest'ultimo gli ha rivolto un torto tale da destare nell'offeso il Senso di vendetta e di eliminazione nei confronti dell'offendente? Ricordatevi, voi tutti: siate voi i padroni della vostra vita, non permettete a nessuno di dettar regole su come dobbiate vivere, non gettate al vento la libertà innata che la Natura ha donato al genere umano, e per cosa poi? Per ritrovarvi incatenati a delle regole contrarie alla nostra stessa attitudine!
E allora cosa impedisce alla religione di essere sepolta dall'egoismo dell'uomo, e riportare lo stato vigente prima della sua comparsa? I suoi principi volti a preporre il prossimo a noi stessi (biasimabili al massimo per essere diametralmente opposti alla nostra natura) sono accolti dalle persone che, di fronte alle angherie a cui il mondo è naturalmente destinato, cercano un appoggio stabile e che dia una visione positiva a questo inferno quotidiano; e senza riserve è forse il metodo più efficace di fuggire dalla realtà, il modo migliore per nascondervi dietro un dito!
Perché vi rifiutate di vivere le giornate con spirito spietato ed egoista, che sarebbe in grado di temprare la vostra forza d'animo e rendervi via via più imperturbabili di fronte a tutti gli eventi che vi saranno serviti nella mensa dell'esistenza in forma di pietanza avvelenata? Più sarete crudeli nell'affrontare la vita, tanto più immuni sarete al veleno. 
Prendiamo come esempio le persone c.d. pessimiste, che vengono assai biasimate per la loro visione negativa. Suvvia, ragioniamo: come reagirebbe una persona ottimista di fronte ad un determinato evento, e come invece una persona pessimista?
Una persona ottimista cerca di aspettarsi sempre il meglio da un determinato evento; se l'evento si realizza, esso potrà essere o all'altezza delle aspettative ovvero superiore ad esse (in tal caso, che soddisfazione potrà trarsi da un evento che, dentro di sé, ci si aspettava che si sarebbe verificato?), oppure inferiore alle aspettative (in tal caso è indubbia l'amarezza che scaturirà nel povero ottimista).
La prospettiva che si presta al pessimista sarà positivamente inversa: se l'evento che si realizza sarà superiore ovvero all'altezza delle aspettative, il pessimista sarà assai soddisfatto del risultato, molto più di quanto potrebbe mai esserlo l'ottimista; qualora, invece, l'evento sia inferiore alle aspettative, il pessimista accuserà meglio il colpo per aver precedentemente previsto la possibilità che il risultato non sarebbe stato all'altezza delle aspettative.
La bontà può essere utile nell'interazione tra esseri viventi (un medesimo interesse è più facile da raggiungere, quanti più sono ad inseguirlo), ma è maggiormente atta a presentare le terga agli assalti sodomitici della vita, che invero non vi saranno risparmiati per la vostra presunta rettitudine.
E come la religione "compra" i suoi fedeli facendoli abboccare come tanti pesci ad un unico, micidiale amo? Ovvio, con la vita eterna! Sciocca vana aspettativa degli umani, titanica violazione delle leggi naturali, se mai ci sarà concesso di bere da questo agognato elisir (talmente agognato da spingerci a perdere il nostro libero arbitrio e sacrificarlo ad un'essere la cui esistenza e bontà è più che discutibile), sarà grazie ai mezzi donatici dalla Natura ed all'intelletto umano tendente ad infinito, non di certo come premio per una condotta anti-naturale!
Non dimentichiamo, infatti, che noi tutti stiamo morendo, è questione di istanti prima che un cuore pulsante si riduca ad un putrido ammasso organico in decomposizione, siamo tutti inesorabilmente diretti a questa destinazione finale, alla quale potremmo arrivare tra anni così come domani. Ciò non dovrebbe farci aprire gli occhi e spronarci a fare ciò che più desideriamo prima che sia troppo tardi?

A. G.

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